La rosa (Rosa L.), della famiglia delle Rosaceae, è un genere che comprende circa 150 specie, suddivise in numerose varietà con infiniti ibridi e cultivar, originarie dell'Europa e dell'Asia, di altezza variabile da 20 cm a diversi metri, comprende specie cespugliose, sarmentose, rampicanti, striscianti, arbusti e alberelli a fiore grande o piccolo, a mazzetti, pannocchie o solitari, semplici o doppi, frutti ad achenio contenuti in un falso frutto (cinorrodo); le specie spontanee in Italia sono oltre 30, di cui ricordiamo la R. canina (la più comune), la R. gallica (poco comune nelle brughiere e luoghi sassosi), la R. glauca (frequente sulle Alpi), la R. pendulina (comune sulle Alpi e l'Appennino settentrionale) e la R. sempervirens.

Come pianta ornamentale nei giardini, per macchie di colore, bordure, alberelli, le sarmentose o rampicanti per ricoprire pergolati, tralicci o recinzioni, le specie nane dalle tinte brillanti e con fioriture prolungate per la coltivazione in vaso sui terrazzi o nei giardini rocciosi. Industrialmente si coltivano le varietà a fusti eretti e fiori grandi, per la produzione del fiore reciso, che occupa in Italia circa 800 ettari, localizzati per oltre la metà in Liguria, il resto in Toscana, Campania e Puglia. I petali vengono utilizzati per le proprietà medicinali, per l'estrazione dell'essenza di Rosa e degli aromi utilizzati in profumeria, nell'industria essenziera, nella cosmetica, pasticceria e liquoristica. È una delle basi immancabili più utilizzate in profumeria. Come pianta medicinale si utilizzano oltre ai petali con proprietà astringenti, anche le foglie come antidiarroico, i frutti ricchi di vitamina C diuretici, sedativi, astringenti e vermifughi, i semi per l'azione antielmintica, e perfino le galle prodotte dagli insetti del genere Cynips ricche di tannini per le proprietà diuretiche e sudorifere. In aromaterapia vengono attribuite all'olio di rosa proprietà afrodisiache, sedative, antidepressive, antidolorifiche, antisettiche, toniche del cuore, dello stomaco, del fegato, regolatrici del ciclo mestruale.[4] Le giovani foglie delle rose spontanee servono per la preparazione di un tè di rosa.

frutto A difesa dei semi per continuare la riproduzione Il fiore, una volta fecondato, si trasforma in frutto entro il quale sono protetti i semi. Ogni pianta svilupperà un frutto caratteristico che dipende dalla struttura del fiore e in particolare dal modo in cui si ingrossano le pareti dell'ovario. Drupe o bacche, per esempio ciliegie o pomodori, sono frutti carnosi dalla polpa molle e succosa. I frutti secchi, al contrario, hanno un rivestimento duro: quelli deiscenti si aprono a maturità, come nel caso dei legumi dei fagioli, delle silique del carrubo o delle capsule dei papaveri, quelli indeiscenti, che non si aprono a maturità, sono invece ghiande, nocciole, castagne, chicchi di riso o di frumento. Mele e pere sono invece considerati 'falsi frutti'

Ma sarebbe molto più corretto rispondere che tutte le piante provviste di un fiore producono anche un frutto
La pressione atmosferica in qualunque punto sulla Terra è causata dal peso della colonna d'aria che sovrasta quel punto, ed è misurata con uno strumento chiamato barometro. Raccogliendo i valori della pressione su tutto il pianeta, e disegnando delle linee che collegano i punti con la stessa pressione, le isobare, emerge uno schema affascinante che è una sorta di "impronta digitale" del tempo atmosferico. Appaiono aree di alta e bassa pressione che tendono a circolare sulla Terra secondo andamenti ben definiti e che sono responsabili del tempo che sperimentiamo sulla superficie del pianeta.

L'alta pressione in genere è associata al bel tempo, mentre la bassa pressione causa condizioni meteorologiche instabili. L'atmosfera tende costantemente a riportare in equilibrio queste differenze, per cui l'aria si muove dalle aree ad alta pressione verso quelle a bassa pressione. Questo spostamento di masse d'aria è all'origine di ciò che chiamiamo vento. Dato che la pressione atmosferica è così fortemente legata agli eventi meteorologici, è uno dei fattori fondamentali osservati e registrati dai meteorologi per fare le loro previsioni. Le aree di alta e bassa pressione che circondano la Terra si distribuiscono in genere secondo fasce o cinture di pressione ben definite. Nelle aree equatoriali predomina la bassa pressione, mentre alle medie altitudini ampie aree di alta pressione sovrastano entrambi gli emisferi. Altri sistemi di bassa pressione stazionano sopra le regioni polari.

L'aria a livello del suolo si muove in senso antiorario verso il centro del sistema a bassa pressione prima di salire e divergere in senso orario negli strati superiori dell'atmosfera. Nel sistema ad alta pressione avviene il contrario. L'aria che risale in corrispondenza della bassa pressione crea le condizioni perché si formino nuvole e spesso pioggia. Nell' emisfero meridionale, la direzione della rotazione dell'aria è invertita, ma le celle a bassa pressione sono comunque associate alla risalita dell'aria. La pressione atmosferica viene misurata in Ettopascal o, non più ufficialmente, in Millibar.



Il termine atmosfera (dal greco ἀτμός - atmòs - "vapore" e σφαῖρα - sphàira - "sfera") rappresenta l'insieme dei gas che circondano un corpo celeste, le cui molecole sono trattenute dalla forza di gravità del corpo stesso.

L'atmosfera terrestre non è un "involucro" omogeneo e per questo viene suddivisa in vari strati che presentano caratteristiche diverse. Gli strati dell'atmosfera terrestre, partendo dal suolo, sono cinque: troposfera, stratosfera (contenente l'ozonosfera), mesosfera, termosfera, esosfera, mentre in buona parte della mesosfera e termosfera è compresa la cosiddetta ionosfera.

La Terra possiede un'atmosfera caratterizzata da una struttura piuttosto complessa e suddivisa in più strati, che in ordine di altezza sono: troposfera, stratosfera, mesosfera, ionosfera (o termosfera), esosfera; nella troposfera avviene la maggior parte dei fenomeni meteorologici, mentre nella stratosfera l'ozono assorbe in parte i raggi ultravioletti del Sole, estremamente dannosi per la vita. La composizione chimica media al suolo dell'atmosfera è la seguente:

Azoto (N2): 78,08%
Ossigeno (O2): 20,95%
Argon (Ar): 0,93%
Vapore acqueo (H2O): 0,33% in media (variabile da circa 0% a 5-6%)
Biossido di carbonio (CO2): 0,032% (320 ppm)
Neon (Ne): 0,00181% (18 ppm)
Elio (He): 0,0005% (5 ppm)
Metano (CH4): 0,0002% (2 ppm)
Idrogeno (H2): 0,00005% (0,5 ppm)
Kripton (Kr): 0,000011% (0,11 ppm)
Xeno (Xe): 0,000008% (0,08 ppm)
Ozono (O3): 0,000004% (0,0364 ppm)

I diversi colori del cielo sono dovuti alla dispersione di luce prodotta dall'atmosfera.

Sono anche presenti, in tracce, Ossidi di azoto (NO, NO2; N2O), Monossido di carbonio (CO), Ammoniaca (NH3), Biossido di zolfo (SO2), Solfuro di idrogeno (H2S).

Non tutti gli strati hanno le stesse concentrazioni di gas: ad esempio il vapore acqueo è presente quasi soltanto nella troposfera, lo strato più basso, ed è praticamente assente nella termosfera e nell'esosfera, che viceversa contengono quasi tutto l'elio e l'idrogeno. L'ozono è contenuto in massima parte nella stratosfera, in cui costituisce un importante strato.



Il diodo è un componente elettronico detto impropriamente attivo (perché si distingue dai componenti passivi per il fatto che presenta una resistenza bassa per i segnali di una certa polarità, mentre una resistenza alta per i segnali di polarità opposta, senza aumentare la potenza) non-lineare a due terminali (bipolo), la cui funzione ideale è quella di permettere il flusso di corrente elettrica in un verso e di bloccarla totalmente nell'altro.

Da questa struttura iniziale si sono evoluti nel tempo sia componenti con struttura più complessa basati su un principio differente, come i diodi a tempo di transito, sia nuovi dispositivi a tre terminali, come gli SCR e i triac, che hanno abbandonato il nome di "diodo".

Il diodo attraversato da corrente alternata fa passare solo la semionda positiva (se polarizzato direttamente) della sinusoide e blocca la semionda negativa. Con configurazione di diodi a ponte di Graetz viene generata un'onda raddrizzata formata solo da semionde positive e quindi è chiamato raddrizzatore di onde sinusoidali, formando un'onda oscillante.

https://it.wikipedia.org/wiki/Diodo


In elettrostatica un dipolo elettrico è un sistema composto da due cariche elettriche uguali e opposte di segno e separate da una distanza costante nel tempo.[1] È uno dei più semplici sistemi di cariche che si possano studiare e rappresenta l'approssimazione basilare del campo elettrico generato da un insieme di cariche globalmente neutro, trattandosi del primo termine dello sviluppo in multipoli di quest'ultimo.

Linee di forza del campo elettrico generato da un dipolo elettrico. Il dipolo consiste di due cariche puntiformi di polarità opposta poste vicine: viene mostrata la trasformazione da dipolo di estensione finita a dipolo puntiforme.

Al dipolo elettrico è associato quindi un certo momento dipolare ( µ ) dato dal prodotto tra l'intensità di carica Q e la distanza r: u=Qr momento dipolare
L'equazione di stato dei gas perfetti, nota anche come legge dei gas perfetti, descrive le condizioni fisiche di un "gas perfetto" o di un gas "ideale", correlandone le funzioni di stato. Venne formulata nel 1834 da Émile Clapeyron. La sua forma più semplice ed elegante è: p V = n R T dove le variabili sono in ordine: la pressione, il volume, la quantità di sostanza, la costante dei gas e la temperatura assoluta. L'equazione di stato dei gas perfetti descrive bene il comportamento dei gas reali per pressioni non troppo elevate e per temperature non troppo vicine alla temperatura di liquefazione del gas. Una migliore descrizione del comportamento dei gas reali è dato dall'equazione di stato di van der Waals.

in cui

p è il valore della pressione del gas;
V è il volume occupato dal gas;
n_m è la densità molare del gas;
R0 è la costante universale dei gas, il cui valore varia in funzione delle unità di misura adottate per esprimere le altre grandezze nell'equazione;
T è la temperatura assoluta del gas, espressa in kelvin.


La legge di Snell, nota anche come legge di Descartes o legge di Snell-Descartes (o legge di Cartesio o legge di Snell-Cartesio), descrive le modalità di rifrazione di un raggio luminoso nella transizione tra due mezzi con indice di rifrazione diverso, e deriva dall'equazione iconale.

La luce si propaga nel vuoto alla velocità costante c0.

La figura a fianco mostra due mezzi trasmissivi con indice di rifrazione n1 (a sinistra) e n2 (a destra) in contatto tra loro attraverso una superficie, che viene chiamata interfaccia (linea verticale in figura). Nel caso n2 > n1, la luce ha una velocità di fase più bassa nel secondo mezzo.

Il raggio luminoso PO proveniente dal mezzo di sinistra colpisce l'interfaccia nel punto O. A partire da tale punto O tracciamo una retta perpendicolare all'interfaccia stessa, che viene chiamata normale all'interfaccia (linea orizzontale in figura). L'angolo tra la normale e il raggio luminoso PO viene chiamato angolo d'incidenza, θ1.

Il raggio attraversa l'interfaccia e prosegue nel mezzo di destra, indicato come OQ. L'angolo che tale raggio (rifratto) forma con la normale si chiama angolo di rifrazione, θ2.

La legge di Snell fornisce la relazione tra gli angoli θ1 e θ2:

n1sinθ1= n2sinθ2,

Si noti che nel caso θ1 = 0° (ovvero il raggio risulta perpendicolare all'interfaccia) la soluzione è θ2 = 0° per qualunque valore di n1 e n2. In altri termini, un raggio che entra in un mezzo in modo perpendicolare alla sua superficie non viene mai deviato.

In fisica la velocità di fase è la velocità con cui si propaga la fase di un'onda, sia essa elettromagnetica o meccanica. La velocità di fase può essere visualizzata come la velocità di propagazione di una cresta dell'onda ma non coincide necessariamente con la velocità di propagazione di un segnale (che è più propriamente descritta dalla velocità di gruppo) e quindi può essere più alta della velocità della luce senza violare la relatività ristretta.




Dispersione in gruppi bicromatici di onde sulla superficie di acque profonde. Il punto rosso si muove con la velocità di fase mentre il punto verde si propaga con la velocità di gruppo. In questo caso, la velocità di fase è doppia rispetto a quella di gruppo.





Una rete lineare complessa resa bipolare si comporta come un generatore reale di tensione la cui f.e.m. Eeq è pari alla tensione a vuoto U0 della rete alla porta AB e la cui resistenza Req è pari alla resistenza interna Ri alla stessa porta AB, ovvero al rapporto tra tensione a vuoto U0 e corrente di corto circu
ito Icc alla porta AB:

    Eeq= U0

    Req= Ri = {U0 / Icc}


con Resistenza interna Ri si intende la resistenza risultante tra i nodi AB quando la rete è resa passiva, cioè quando vengono annullati (spenti) tutti i generatori indipendenti, sostituendo con corto circuiti i generatori di tensione e con circuiti aperti quelli di corrente indipendenti.


V1 = R*I
i = V1/(R1+R2+R3)
Vab = [(R2+R3)/(R2+R3+R4)]*V1 = 7.5V
Rab = R1 + [(R2+R3)||(R4)] = 2kOhm









La piezoelettricità (la parola deriva dal greco πιέζειν, premere, comprimere) è la proprietà di alcuni materiali cristallini di polarizzarsi generando una differenza di potenziale quando sono soggetti ad una deformazione meccanica (effetto piezoelettrico diretto)[1] e al tempo stesso di deformarsi in maniera elastica quando sono attraversati da corrente (effetto piezoelettrico inverso o effetto Lippmann).


Un disco piezoelettrico genera una differenza di potenziale quando deformato (la variazione volumetrica è volutamente esagerata in questa rappresentazione)